Paolo Onofri, il papà di Tommy, il bimbo rapito e ucciso nel Parmense, vive in uno stato vegetativo da quando, l'11 agosto scorso, è stato colpito da infarto. Il suo cervello è rimasto senza ossigeno per quaranta minuti. Non è più attaccato alle macchine, respira da solo e mangia attraverso un sondino allo stomaco. Però non reagisce, ha lo sguardo fisso nel vuoto. "Se dovesse peggiorare, direi no, lasciatelo andare", ha detto la moglie Paola.
Paolo Onofri aveva affrontato la questione del "fine vita". "Con mio marito ne avevo parlato, lui mi ha sempre detto che non avrebbe mai voluto vivere dipendendo completamente da altri - ha detto la moglie Paola al Corriere della Sera -. Ma adesso che si trova in queste condizioni, sinceramente non saprei cosa fare". "I medici dicono che miglioramenti non ne ha avuti, che Paolo potrebbe restare così per tutta la vita - continua la donna -. Ma chi ce l'ha la certezza? A me pare, a volte, di vedere una sua reazione, di sentire che dica qualcosa. È capitato quando sono andata a trovarlo con Sebastiano. Per questo voglio aspettare, chissà che non succeda qualcosa".
"Ne ho parlato anche con la sorella di Paolo - ha confessato Paola Onofri nell'intervista al Corriere -. Per quanto possa augurarmi che vada tutto per il meglio, una cosa è certa: se lui dovesse stare male, vorrei solo che lo lasciassero stare". "Il mio bambino mi sta aiutando, è lui che mi dà tanta forza - ha ricordato la mamma di Tommy -. Forse non tutto succede per caso".