Vietato spiare chi scarica online

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giuggyna
00venerdì 14 marzo 2008 13:22
Lo stop dal Garante della privacy
"Vietato spiare chi scambia file musicali o giochi su internet", lo ha deciso Francesco Pizzetti, garante per la tutela dei dati personali. L'Autorità per la privacy ha chiuso l'istruttoria avviata dalla Peppermint, la casa discografica tedesca che aveva assoldato una società informatica svizzera, la Logistep, per "spiare" i pirati e contrastarli nelle loro azioni di download illegale.


L'obiettivo della Peppermint era chiaro: monitorare le reti peer to peer, scoprire i nomi dei "ladri cibernetici", bloccarli e ottenere un risarcimento.

La Logistep era riuscita ad individuare migliaia d'indirizzi IP (che identificano i computer collegati ad internet) relativi a utenti ritenuti responsabili dello scambio illegale di file musicali.

La Peppermint era addirittura riuscita ad ottenere il via libera da parte dei giudici per indurre web provider come Wind e Telecom a rivelare i nomi degli utenti corrispondenti agli IP rilevati. Il passo successivo era stato quelle delle raccomandate minatorie a carico di questi utenti, ai quali veniva "consigliato" di rimuovere i file contestati e pagare una somma di circa 330 euro, come risarcimento. Tutto questo per evitare una denuncia per condivisione di musica protetto da copyright, considerato illecito penale.



Il Garante, richiamando anche la decisione dell'omologa Autorità svizzera, ha ritenuto illecita l'attività svolta dalle società. La direttiva europea sulle comunicazioni elettroniche vieta infatti ai privati di poter effettuare monitoraggi nei riguardi di un numero elevato di soggetti. E' stato, poi, violato il principio di finalità: le reti p2p sono finalizzate allo scambio tra utenti di dati e file per scopi personali. L'utilizzo dei dati dell'utente può avvenire, dunque, soltanto per queste finalità e non per scopi ulteriori quali quelli perseguiti dalle società Peppermint e Techland (cioè il monitoraggio e la ricerca di dati per la richiesta di un risarcimento del danno).

Infine non sono stati rispettati i principi di trasparenza e correttezza, perchè i dati sono stati raccolti ad insaputa sia degli interessati sia di abbonati che non erano necessariamente coinvolti nello scambio di file. Le società che hanno dunque raccolto i dati hanno tempo sino al 31 marzo per cancellarli.
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