In pista il giorno dopo: «Non avevo capito di aver ucciso un uomo»

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gughi potter
00domenica 28 dicembre 2008 23:37
Una raffica di titoli di telegiornali lo hanno catapultato in una realtà troppo grande per un ragazzino di 16 anni
BOLZANO — È stato un pugno nello stomaco. Una raffica di titoli di telegiornali che lo hanno catapultato in una realtà troppo grande per un ragazzino di 16 anni. «Pirata delle nevi uccide uno sciatore». «Caccia al pirata, c'è l'identikit». Il pirata era lui. Era lui quello che i carabinieri stavano cercando da 48 ore, quello che si era schiantato contro uno sciatore uccidendolo. E che neppure si era fermato a soccorrerlo. L'incubo per questo studente di Reggio Emilia è cominciato con un giorno di ritardo, la sera del 26 dicembre, oltre 24 ore dopo l'incidente mortale. «Non mi ero reso conto di aver ucciso un uomo» ha sussurrato davanti ai carabinieri e al magistrato che ieri pomeriggio lo hanno ascoltato per due ore. Non si era preoccupato di quell'uomo a terra, «c'erano altre persone che si stavano occupando di lui. Anche io sono caduto, il colpo è stato violento, ho perso conoscenza. Ero stordito». I testimoni confermano che anche lui per qualche istante è rimasto immobile a terra. Poi si è rimesso ai piedi lo sci che aveva perso e si è volatilizzato. Quella sera lo studente di Reggio Emilia la televisione non l'ha guardata. Era un po' acciaccato, lividi sulla parte sinistra del corpo, ma aveva preferito non dire niente a casa per non essere additato come un imprudente. Venerdì 26 era ancora in pista.

Stessi sci, stessa tuta, stesso cappellino. Lo cercavano tutti, ma lui si mescolava con migliaia di sciatori, senza sapere che si era scatenata la caccia all'uomo. Lo choc si è materializzato all'ora di cena di venerdì quando si è reso conto di aver ucciso un uomo davanti alla figlia e di essere un ricercato. «Non ho dormito per tutta la notte, mi hanno inseguito gli incubi, i sensi di colpa. Io non potevo credere a quello che era successo». Ieri mattina lo studente non voleva andare a sciare. I genitori, che da anni vanno in vacanza a Pampeago, non riuscivano a comprendere l'umore tetro del loro ragazzo, sempre pronto a inforcare gli sci e ad andare in pista. È lui che a un certo punto li ha affrontati: «Mamma, papà, devo dirvi una cosa terribile. Sono io quello che ha ucciso quell'uomo sulle piste». Una doccia fredda anche per loro. Tutti e tre hanno cominciato a realizzare quello che era successo due giorni prima nel momento in cui si sono ritrovati in caserma, con un magistrato, i carabinieri, i giornalisti e i fotografi che assediavano il comando provinciale di Bolzano. «Stavo sciando da solo in un tratto di pista ripido. All'improvviso mi sono ritrovato quel signore davanti, non sono riuscito a evitarlo e ci siamo scontrati. Non mi ero reso conto della gravità. Ho visto altra gente che si stava occupando di lui. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Chiedo scusa alla famiglia di quell'uomo, chiedo scusa alla figlia». Non è un fiume in piena questo ragazzino minuto, che non piange, ma è molto spaventato. Le parole quasi le balbetta: «Non sono un pirata». Quando i carabinieri del comandante Andrea Rispoli gli hanno mostrato l'immagine dell'identikit è sbiancato: «Sono io, anche se avessi voluto non sarei andato lontano».
gughi potter
00giovedì 1 gennaio 2009 21:23
Riesco a mettermi tanto nei panni della famiglia che ha perso un proprio caro, tanto nei panni dell'omicida, che comunque è pentito.
Non lo giustifico, perchè sono stato sulla neve talmente tante volte da aver constatato con i miei occhi che gli irresponsabili ci sono sempre.

Ma il fatto è che adesso deve affrontare una situazione che sicuramente non è in grado di affrontare, e un po' lo compatisco.
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