Pm:"Su cadaveri firma di Olindo e Rosa"
Il giorno tanto atteso è arrivato. A Como si è celebrato il primo round del processo a Rosa Bazzi e Olindo Romano, i coniugi ritenuti gli autori del massacro di Erba. Per l'accusa sui cadaveri delle vittime trucidate c'è la firma degli imputati, per la difesa invece le confessioni della presunta coppia vanno cancellate dagli atti. In tribunale anche Azouz Marzouk, il tunisino che nella strage ha perso moglie e figlio.
Il tunisino è giunto a bordo di un furgone cellulare dal carcere di Vigevano (Pavia), dove è detenuto per droga dal primo dicembre scorso. Azouz, nel processo, si è costituito parte civile ed è anche testimone dell'accusa. Pertanto non potrà assistere a tutte le fasi del processo. Potrà partecipare alle fasi preliminari e a quelle dopo la sua audizione come testimone. Presenti anche Carlo e Pietro Castagna, rispettivamente padre e fratello di Raffaella. "Io posso essere simpatico o antipatico, ma quello che ho vissuto sulla mia pelle lo so solo io. Io adesso sono in carcere. Uscirò magari tra qualche settimana, tra qualche mese, quando finirà l'inchiesta. Per quello che hanno fatto alla mia famiglia, loro sono condannati a stare dentro tutta la vita", ha detto Marzouk.
Sui coniugi Romano, vicini di casa delle vittime, gravano accuse da ergastolo: tre omicidi premeditati, un quarto omicidio, quello della Cherubini, il tentato omicidio di suo marito, Mario Frigerio, che sopravvisse, l'incendio dell'abitazione della famiglia Marzouk-Castagna per distruggere i corpi, il porto dei coltelli e della spranga utilizzati per l'eccidio e la violazione di domicilio.
L'accusa: "Sulle vittime la firma degli imputati"
"Su quei cadaveri c'è la firma degli imputati". Con queste parole il pm Massimo Astori ha cominciato ad illustrare le richieste di prova della Procura. Astori ha parlato di "perimetro agghiacciante" a proposito del quadruplice omicidio e del tentato omicidio. "Nulla è rimasto oscuro - ha detto -, tutto è stato portato alla luce". Per il magistrato, i coniugi Romano sono gli autori del massacro. Secondo la ricostruzione dell'accusa, si è trattato di "pochi minuti in cui vengono abbattute cinque persone, una delle quali si è salvata". Attraverso testi, prove scientifiche e prove logiche, il pm ha annunciato che intende ricostruire la "fase preparatoria particolare" con appostamenti e pedinamenti che i coniugi Romano avrebbero messo in atto nei confronti della famiglia di Azouz Marzouk. Per l'accusa ci fu anche una "pianificazione dei comportamenti per eludere le probabili intercettazioni telefoniche nell'abitazione di Olindo e Rosa.
"Uccisero perché ossessionati da Raffaella"
Fu una "vera e propria ossessione che si è trasformata in aggressione verbale e fisica contro Raffaella Castagna". E' questo il movente per l'accusa. Ad armare i coniugi "le drammatiche liti e i drammatici contrasti tra gli imputati e la donna", ha spiegato il pm. Aggressioni verbali e fisiche che già in passato avevano portato a quattro procedimenti penali e l'ultimo, il quinto, doveva essere discusso nel tribunale di Como, due giorni dopo la strage.
I legali dei Romano: "Annullare la loro confessione"
Nell'aula della Corte d'assise di Como, invasa da cronisti e pubblico, gli avvocati Fabio Schembri e Luisa Bordeaux hanno cercato di incunearsi nelle falle, a loro avviso esistenti nella ricostruzione dell'accusa, dopo che i loro assistiti hanno ritrattato le ampie confessioni dei giorni dopo il fermo. I legali, infatti, hanno sollevato di fronte ai giudici alcune eccezioni preliminari tra le quali il riconoscimento della nullità dell'interrogatorio del 10 gennaio 2007, durante il quale i Romano furono difesi da un unico avvocato.
Secondo il pm Massimo Astori non c'è alcuna incompatibilità perché nessuno dei due coniugi accusava l'altro. I difensori hanno anche chiesto la nullità del decreto di differimento dei colloqui tra i due imputati e il loro difensore oltre alla richiesta di inserire nel fascicolo alcune analisi del Ris perché atto irripetibile.
Hanno puntato, poi, sull'inutilizzabilità di vari atti, compreso il rilevamento di quella macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sulla Seat Arosa di Olindo. Obiettivo principale, poi, è smontare la testimonianza di Frigerio, il quale, inizialmente, aveva parlato di una persona "con la carnagione olivastra" per poi identificare senza tentennamenti Olindo Romano come colui che lo aggredì sul pianerottolo, al primo piano della corte di via Diaz.
Rosa e Olindo mano nella mano
Olindo Romano e Rosa Bazzi, nella gabbia della corte d'assise del tribunale di Como, hanno assistito al processo a loro carico stringendosi ininterrottamente le mani. I due imputati, nella pausa dell'udienza, hanno parlato tra di loro, apparendo tranquilli. Sempre durante la pausa dell'udienza, Carlo Castagna si è avvicinato ad Azouz Marzouk e gli ha stretto la mano.
Carlo Castagna: "Chiedo giustizia"
"Sono qui perché i miei cari abbiano giustizia". E' quanto ha detto Carlo Castagna, in una pausa del processo. Castagna, che ha sempre usato parole di perdono verso i responsabili della strage, si è presentato in aula con i figli Pietro e Giuseppe.
L'anziano ha cercato di scambiare qualche parola con il cognato Azouz che, essendo detenuto, non può parlare con nessuno se non con il proprio difensore. Fra i due solo una breve stretta di mano. "Il perdono cristiano l'ho trovato perché si alimenta cristianamente, ma io mi alimento anche di giustizia". La famiglia Castagna spera che dalla Corte giunga una "netta sentenza di condanna. Sono i miei cari a chiedere sia fatta giustizia. Loro mi danno la forza per andare avanti", ha ripetuto ancora una volta l'uomo