Polemiche dopo sentenza Tar su legge 40
Divide il mondo politico la sentenza del Tar del Lazio che - bocciando le linee guida sulla fecondazione assistita - dà il via libera alla possibilità dell'analisi sugli embrioni. A favore della sentenza e di un cambiamento della legge 40, fra gli altri, Donatella Poretti (Rnp), Benedetto Della Vedova (Fi) ed Emilia De Biasi (Pd). Critiche invece arrivano dall'area cattolica: "Una sentenza che non capiamo", ha detto Wanda Ciaraldi dell'Udeur.
Sulla sentenza del Tar, che ha annullato le linee guida della legge nel passaggio che vieta la diagnosi preimpianto, i politici si sono divisi trasversalmente all'interno degli stessi schieramenti. Secondo quanto riporta l'Ansa, Donatella Poretti (Rnp), segretaria della Commissione Affari Sociali della Camera, ha rivolto un appello al ministro Turco perché cambi le linee guida della legge: ''questa sentenza - afferma - si aggiunge ad altre due importanti pronunciamenti dei tribunali, che di fatto hanno anch'essi considerato illegittimo il divieto della diagnosi preimpianto''.
Dello stesso tono il commento di Benedetto Della Vedova, deputato di Forza Italia:''lo stop del Tar del Lazio - spiega Della Vedova - costituisce l'ennesimo incidente giudiziario di una legge incongruente e ideologica''. Per Silvana Mura (Italia dei Valori) ''la sentenza è l'ennesimo atto che certifica l'inadeguatezza giuridica e scientifica della normativa sulla fecondazione assistita, una legge che crea ulteriori difficoltà alle coppie sterili che vorrebbero avere figli, invece di agevolarle''. A favore della sentenza sono anche Emilia De Biasi (Pd), secondo cui ''vi sono i presupposti sociali e giuridici che consentono l'emanazione delle nuove linee guida'', e l'eurodeputato Marco Cappato, per il quale la sentenza ''fa finalmente cadere una proibizione violenta, abusiva e irragionevole, che finora e' stata pagata dai cittadini italiani portatori di malattie genetiche''.
Di tutt'altro tenore le reazioni di area cattolica: ''una sentenza che non capiamo, e' davvero anomalo che il Tar del Lazio si pronunci su una legge ampiamente votata dal Parlamento e sulla quale pesa il risultato del referendum'', afferma Wanda Ciaraldi, responsabile bioetica dell'Udeur; per Isabella Bertolini, vicepresidente dei Deputati di Forza Italia, ''le leggi si cambiano in Parlamento e non nelle aule giudiziarie. Basta con le sentenze politiche che tentano di demolire in tutti i modi la legge 40''.
"Nella sentenza del Tar del Lazio non c'è traccia alcuna di un via libera alla diagnosi preimpianto", afferma l'Associazione Scienza e Vita che esprime "stupore e ponderata perplessita"' per le interpretazioni date alla sentenza che interviene sulle Linee guida della Legge 40. "La diagnosi genetica preimpianto - ricorda Scienza e Vita - a sua volta finisce con il legittimare la selezione a scopi eugenetici degli embrioni che è espressamente vietata dalla stessa legge 40".
La coppia che fece ricorso: "Ora possibile atto d'amore"
''Voler verificare se l'embrione è portatore della stessa patologia dei genitori è un atto di amore, non di egoismo, perché si vuole evitare che le proprie sofferenze diventino anche quelle dei figli''. Lo dice, attraverso il proprio legale Gianni Baldini, la coppia milanese che, dopo essersi rivolta a un centro fiorentino che non eseguì il test sugli embrioni, fece ricorso al tribunale civile di Firenze, vincendolo nel dicembre del 2007. Alla base della richiesta del test c'era la grave malattia della donna, affetta da esostosi che, spiega Baldini ''ha una trasmissibilità superiore al 50%''. ''La coppia - aggiunge Baldini - a breve inizierà l'avventura di provare ad avere un bambino con la fecondazione assistita. Siamo felici - sottolineano - perché quello che il tribunale fiorentino ha deciso per noi, oggi è valido per tutte le coppie che hanno il nostro tipo di problema''.