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Bova reporter tra gli Sbirri

Ultimo Aggiornamento: 06/07/2008 17:03
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06/07/2008 17:03
 
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L'attore sul set del nuovo film-verità
E' un omaggio ai poliziotti di strada, che '"rischiano tutti i giorni la vita, ma fanno un grande lavoro sociale. Eroi senza volto, senza gratificazioni e con uno stipendio molto basso". Raoul Bova parla così del suo nuovo film, Sbirri, diretto da Roberto Burchielli per Mediaset e realizzato in collaborazione con la Polizia di Stato. "Ho sempre fatto del training prima di girare, ma questa volta l'esperienza è totale".


Bova vestirà i panni di un reporter "che si infiltra in una unità di poliziotti che combatte il piccolo spaccio di droga per strada. Questi agenti sono veri e l'unico attore sono io - spiega dal set -. Conoscerli è stato emozionante". L'attore ha infatti partecipato alle operazioni sul campo della squadra antidroga della Uocd (Unità operativa criminalità diffusa) di Milano, seguita in presa diretta dalle telecamere. L'idea del film - che potrebbe avere anche un passaggio cinematografico - è venuta alla moglie dell'attore (e contitolare della casa di produzione Sanmarco), Chiara, rimasta colpita da Cocaina, il reportage di Burchielli e Mauro Parissone trasmesso da Raitre.

Il progetto fa seguito a Io, l'altro, il film interpretato e prodotto da Bova sul tema dell'immigrazione: ''E' un modo per me - racconta l'attore - di uscire dai copioni, dai set con grandi mezzi ma con poca anima. Sento l'esigenza, come attore, ma soprattutto come uomo e genitore, di affrontare anche attraverso il mio lavoro tematiche sociali che mi fanno sentire dentro il mondo in cui vivo. Dai media troppo spesso ci vengono messaggi drammatici e quasi senza speranza: mi piace invece conoscere storie e esperienze che vanno in una direzione positiva. Questi poliziotti che ho conosciuto sono grandi uomini: come ho visto e si vede nel film, riescono a stabilire con i piccoli spacciatori un rapporto di grande valore, come se drogati e malviventi si aprissero per la prima volta a qualcuno che non è loro indifferente''.

Sbirri, prosegue Bova, va ''oltre la fiction che tende a romanzare tutto, dà una dimensione di verità che spero emozioni anche il pubblico. Le immagini, le inquadrature forse non saranno perfette, ma dentro c'è molta anima''. L'inserimento di Bova nel "cast" dei poliziotti è stato immediato: ''L'hanno subito incluso nel gruppo'', spiega Roberto Burchielli, che è anche autore del progetto in collaborazione con Mauro Parissone e Duccio Camerini. Lo sforzo più grande, dice il regista, è stato ''riuscire a calare un elemento di finzione all'interno della realtà e vederne la reazione, raccontando poi tutto in maniera istantanea. E magicamente le cose hanno funzionato, producendo emozioni forti. Dopo un appostamento di sei-sette ore, culminato nell'arresto dello spacciatore, Raoul si è sentito male quando ha visto il ragazzo ammanettato: una reazione che mostreremo nel film''.

La novitè del film è il mix tra il linguaggio del reportage e quello della fiction: ''La presenza di Raoul è un amplificatore eccezionale: ci permette di portare nelle case argomenti di nicchia creando un impatto enorme'', dice Burchielli, sottolineando ''l'accezione positiva del termine sbirri: sono persone che rischiano la vita per 1.300 euro al mese, eppure amano il loro lavoro e si divertono''.

Con Sbirri, Mediaset inaugura un nuovo genere di film-verità: ''Avanziamo sulla strada della sperimentazione e dell'innovazione'', dice il direttore della fiction Giancarlo Scheri. ''Quando Raoul ci ha proposto questo prodotto, lo abbiamo subito accolto perché mescola due generi diversi, la documentazione della realtà e la finzione cinematografica, garantendo soddisfazioni in termini di qualità, ma sicuramente anche di gradimento da parte del pubblico. Straordinaria è stata la collaborazione della Polizia''. Se funzionerà, questo film inaugurerà ''una serie di film dedicati a temi sociali - annuncia Scheri - prodotti sempre con la Sanmarco di Bova: vedremo se resterà lui il protagonista''. Tra i possibili argomenti, ''l'immigrazione clandestina e l'emarginazione''. Burchielli ha già in mente il prossimo capitolo: ''Ci piacerebbe tanto seguire l'attività dei falchi a Napoli''.



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