La corista di Dalla: a 62 anni debutto a Sanremo Giovani

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gughi potter
00venerdì 9 gennaio 2009 17:02
Iskra Menarini: «La vera musica non ha età. È il mio premio fedeltà dopo 20 anni con Lucio»
MILANO — Ha la risata fresca di una ragazzina Iskra Menarini. «Sì, sono in gara fra i giovani a Sanremo. A 62 anni, è nata a San Felice Panaro, in provincia di Modena il 5 maggio 1946, Iskra sarà la cantante più anziana che a Sanremo abbia mai gareggiato fra i debuttanti. Dopo anni come corista di Lucio Dalla dal vivo e nei dischi. «No, per favore non corista. Vocalist. È diverso. La corista canta con un coro, è una voce fra tante, la vocalist fa molte parti da solista», precisa. Iskra è un personaggio originale e dirompente. Una virtuosa del canto, ammirata anche da Clapton che a New York si recò personalmente da lei a farle i complimenti, trascurando Lucio Dalla. Nel musical Tosca ha trionfato nella parte di Sidonia cantando «Amore disperato». Gareggerà fra i 10 «giovani» (ora la categoria si chiama «proposte») con un brano scritto per lei da Roberto Costa e Lucio Dalla (che la accompagnerà come «padrino ») intitolato «Quale amore».

«Che strana sensazione essere in gara al Festival. Potranno gridare allo scandalo dicendo che io, sposata e con un figlio di 35 anni, rubo il posto a un giovane. Scherzi a parte, credo davvero che la buona musica non abbia età». Iskra. Nome curioso. «In russo significa scintilla. Ovvero il giornale fondato da Lenin nel 1900. Eh si, papà era comunista fin nel profondo e si è fatto anche la guerra di Spagna. Io sono cresciuta a pane e Lenin». Com'è nata questa partecipazione? «Non ne ho idea. Credo che Dalla volesse fare un salto al festival. E così ha pensato per me a un "premio fedeltà" dopo anni di lavoro assieme». Risale all'88 l'incontro e la collaborazione con Dalla. «Con lui ho trovato una stabilità e una famiglia. Il primo risultato fu che io, fino ad allora una "bella gnocca", ho cominciato a metter su chili e non li ho più persi ». Dieta? «No, evito gli specchi ». E la sua timbrica? «Dicono che sia speciale. Ma il cuore conta più della voce». Di cosa parla la canzone con cui debutta a Sanremo? «Nella vita tutto è quasi, nulla è mai definito o definitivo».

Alcuni personaggi hanno lasciato il segno nella sua vita. «Mingardi, show man bravissimo, mi ha fatto muovere i primi passi e mi ha aiutato a superare il timore del pubblico. Poi Morandi, perfezionista durissimo. Lucio no. Sente gli strafalcioni e tira avanti. Lui privilegia l'atmosfera complessiva, non il dettaglio». Che musica ascolta Iskra? «Da Skin alla new age alla musica sacra che eseguo nelle chiese con uno spettacolo intitolato "Io madre" con quaranta coristi e repertorio dai Queen a "Panis Angelicus"». Iskra ha sempre cantato molto in chiesa, percorso curioso per la figlia di un marxista-leninista. «Non ho una grande fede. In ogni caso sono più vicina a Gesù che a Dio. La chiesa è un mondo speciale, non ascolto quel che dice il prete ma sento qualcosa di forte, un'energia». Cosa si aspetta da Sanremo? «Di restare in buona salute e... una medaglia. Annusare il successo, anche se aver visto mezzo mondo con Lucio mi ha già appagata». E infine veniamo al «padrino». La più bella qualità di Lucio? «È un esteta che sa ascoltare con gli occhi». Il difetto? «Non si ferma mai».
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