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Il caso di Erba.

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2009 18:08
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20/01/2008 18:15
 
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"Olindo,vedo fantasma Raffaella"
Erba, parole Rosa in pizzini del marito

"Oggi a colloquio con la mia vita (Angela Rosa Bazzi, ndr), mi ha raccontato che sono alcune notti che vede Raffaella davanti alla sua branda, come quella sera, con il sangue che le scende sul volto e i colpi che io le ho inferto quando la uccidemmo. Le ha detto che abbiamo fatto bene a uccidere". Sono le frasi scritte da Olindo Romano nei suoi "pizzini", trovati in una Bibbia e ora nelle mani del pm che cura l'inchiesta sulla strage di Erba.


Materiale detenuto dal sostituto procuratore Massimo Astori, che si prepara all'apertura del processo prevista per il 29 gennaio.

"Raffaella vaga tra i due mondi"
In uno di quei messaggi, l'uomo descrive l'incubo che sua moglie avrebbe raccontato nel maggio scorso. "Raffaella vaga tra i due mondi nel vento finché anche lei non troverà la sua pace. Noi ti sentiamo. Ti abbiamo perdonato. Siamo pentiti anche se non completamente. Un giorno ti perdoneremo con tutto l'amore dei nostri cuori. Ci hai rovinato la vita e il resto della nostra esistenza. Dicci cosa vuoi, noi te lo daremo affinché tu possa trovare la pace. Avevi tutto e ci hai rovinato. Che cosa vuoi ancora da noi che stiamo scontando le nostre pene per causa tua e della tua famiglia? Anche per noi verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Raffaella".

"Il piccolo Youssuf è già in cielo"
Riferendosi, poi al piccolo Youssuf. Olindo scrive: "E' stato battezzato e, come sua nonna (Paola Galli), ha ricevuto l'estrema unzione. Loro sono già nel regno dei cieli". In aprile aggiunge: "Voi da lassù in cielo, noi qui in terra sappiamo quanto sia grande il nostro pentimento, lo abbiamo già manifestato, ma nessuno se n'è accorto".

Olindo cerca una giustificazione al suo gesto
In quei pizzini cerca di trovare una sorta di giustificazione al massacro, anche attraverso immagini suggestive come quella del contadino che "ciò che semina raccoglie. Noi non abbiamo raccolto ciò che abbiamo seminato, bensì abbiamo partecipato portati dall'odio e dall'esasperazione al raccolto che altri hanno seminato nel tempo volontariamente. La cosa è diversa".

Sospetti e negazione
Poi, il tenore di quelle note cambia a fine estate, quando il loro difensore Pietro Troiano lascia il posto ai colleghi Luisa Bordeaux di Lecco e Fabio Schembri di Milano. Romano adombra il sospetto che quella macchia di sangue di Valeria Cherubini (una delle vittime) sia stata messa da qualcuno sull'auto dei coniugi Romano. Critica gli investigatori, in particolare gli uomini del Ris, "praticamente nessuno ha finito il lavoro cominciato". Descrive il suo disagio in carcere perché "questo non è il nostro posto. Sono dieci mesi quasi che siamo qui per le loro comodità. A rimetterci siamo io e la Rosa, fisicamente e psicologicamente". In settembre nega l'aggressione a Valeria e al marito Mario Frigerio perché "quella sera nè io nè mia moglie avevamo il tempo materiale per uccidere i coniugi Frigerio. Altrimenti non avremmo avuto il tempo necessario per salire in auto e uscire dal cortile senza essere visti".

"Non accetto il perdono di nessuno"
In uno degli ultimi "pizzini" Olindo rivolge il pensiero a Carlo Castagna, papà di Raffaella: "Non accetto il perdono di nessuno", dice, e accusa: "Sapeva tutto e non ha mai fatto nulla per evitare una strage già annunciata. Per quanto riguarda i coniugi Frigerio, dovevano farsi i fatti loro. Chiunque li ha uccisi ha fatto bene".
[Modificato da giuggyna 03/03/2008 14:00]



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Frigerio: "Non riesco a perdonarli"
"Non posso perdonarli ma nemmeno li odio. Devono pagare per quello che hanno fatto". Lo dice alla Stampa, Mario Frigerio, unico sopravvissuto della strage di Erba, riferendosi ai due imputati del massacro, Rosa Bazzi e Olindo Romano. L'uomo non sarà in aula alla prima udienza del processo lunedì, "comunque primo o poi andrò a vederli". Frigerio si salvò per miracolo grazie ad una malformazione alla carotide.



"Andro' al processo, voglio vederli..", dice in un'intervista alla Stampa.. E, parlando di Rosa Bazzi eOlindo Romano accusati di essere gli autori del massacro, aggiunge: "Non posso perdonarli ma nemmeno li odio". "Non sono come Azuz" continua Frigerio, marito di Valeria Cherubini uccisa nella strage incui sono stati trucidati anche Raffaella Castagna, il suo bambinoYoussef e la madre di Raffaella, Paola Galli.

"Non sono come Azuz -dice- pero' lo capisco di piu' di Carlo Castagna che ha perso moglie figlia, nipotino e subito dopo ha detto che li perdona. Io non posso, non capisco come si fa...". Di Azouz Marzouk, l'altro sopravvissuto, non pensa niente. Al funerale di sua moglie non l'ha voluto. Quando ha saputo che lo avevano riarrestato per le solite storie di droga, ha detto ancora meno: "Lo conoscevo appena. Mai più visto". Di Rosa e Olindo che si sono rimangiati la confessione, pronti a giocarsi il tutto per tutto verso una improbabile assoluzione o la seminfermita' mentale, Mario Frigerio non dice quasi niente: "Io so com'è andata".

Come è andata, è scritto nero su bianco nei verbali che Mario Frigerio."Quando la porta si è aperta, molto lentamente, ho guardatodentro e l'ho visto... Ricordo di essermi chiesto cosa ci facesse Olindo in quel casino... Sono stato afferrato, mi sono ritrovato per terra ripetutamente colpito. Quello mi teneva con una forza tremenda. Non ho sentito male, ma ho visto il gesto con cui il mio aggressore mi ha tagliato il collo... Era sempre lui, Olindo" si legge in uno stralcio dei verbali di Frigerio riportati dal quotidiano torinese. Ora l'unico sopravvissduto della mattanza al suo legale chiede ogni volta: "Vero che gli daranno l'ergastolo?".




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Pm:"Su cadaveri firma di Olindo e Rosa"
Il giorno tanto atteso è arrivato. A Como si è celebrato il primo round del processo a Rosa Bazzi e Olindo Romano, i coniugi ritenuti gli autori del massacro di Erba. Per l'accusa sui cadaveri delle vittime trucidate c'è la firma degli imputati, per la difesa invece le confessioni della presunta coppia vanno cancellate dagli atti. In tribunale anche Azouz Marzouk, il tunisino che nella strage ha perso moglie e figlio.

Il tunisino è giunto a bordo di un furgone cellulare dal carcere di Vigevano (Pavia), dove è detenuto per droga dal primo dicembre scorso. Azouz, nel processo, si è costituito parte civile ed è anche testimone dell'accusa. Pertanto non potrà assistere a tutte le fasi del processo. Potrà partecipare alle fasi preliminari e a quelle dopo la sua audizione come testimone. Presenti anche Carlo e Pietro Castagna, rispettivamente padre e fratello di Raffaella. "Io posso essere simpatico o antipatico, ma quello che ho vissuto sulla mia pelle lo so solo io. Io adesso sono in carcere. Uscirò magari tra qualche settimana, tra qualche mese, quando finirà l'inchiesta. Per quello che hanno fatto alla mia famiglia, loro sono condannati a stare dentro tutta la vita", ha detto Marzouk.

Sui coniugi Romano, vicini di casa delle vittime, gravano accuse da ergastolo: tre omicidi premeditati, un quarto omicidio, quello della Cherubini, il tentato omicidio di suo marito, Mario Frigerio, che sopravvisse, l'incendio dell'abitazione della famiglia Marzouk-Castagna per distruggere i corpi, il porto dei coltelli e della spranga utilizzati per l'eccidio e la violazione di domicilio.

L'accusa: "Sulle vittime la firma degli imputati"
"Su quei cadaveri c'è la firma degli imputati". Con queste parole il pm Massimo Astori ha cominciato ad illustrare le richieste di prova della Procura. Astori ha parlato di "perimetro agghiacciante" a proposito del quadruplice omicidio e del tentato omicidio. "Nulla è rimasto oscuro - ha detto -, tutto è stato portato alla luce". Per il magistrato, i coniugi Romano sono gli autori del massacro. Secondo la ricostruzione dell'accusa, si è trattato di "pochi minuti in cui vengono abbattute cinque persone, una delle quali si è salvata". Attraverso testi, prove scientifiche e prove logiche, il pm ha annunciato che intende ricostruire la "fase preparatoria particolare" con appostamenti e pedinamenti che i coniugi Romano avrebbero messo in atto nei confronti della famiglia di Azouz Marzouk. Per l'accusa ci fu anche una "pianificazione dei comportamenti per eludere le probabili intercettazioni telefoniche nell'abitazione di Olindo e Rosa.

"Uccisero perché ossessionati da Raffaella"
Fu una "vera e propria ossessione che si è trasformata in aggressione verbale e fisica contro Raffaella Castagna". E' questo il movente per l'accusa. Ad armare i coniugi "le drammatiche liti e i drammatici contrasti tra gli imputati e la donna", ha spiegato il pm. Aggressioni verbali e fisiche che già in passato avevano portato a quattro procedimenti penali e l'ultimo, il quinto, doveva essere discusso nel tribunale di Como, due giorni dopo la strage.

I legali dei Romano: "Annullare la loro confessione"
Nell'aula della Corte d'assise di Como, invasa da cronisti e pubblico, gli avvocati Fabio Schembri e Luisa Bordeaux hanno cercato di incunearsi nelle falle, a loro avviso esistenti nella ricostruzione dell'accusa, dopo che i loro assistiti hanno ritrattato le ampie confessioni dei giorni dopo il fermo. I legali, infatti, hanno sollevato di fronte ai giudici alcune eccezioni preliminari tra le quali il riconoscimento della nullità dell'interrogatorio del 10 gennaio 2007, durante il quale i Romano furono difesi da un unico avvocato.

Secondo il pm Massimo Astori non c'è alcuna incompatibilità perché nessuno dei due coniugi accusava l'altro. I difensori hanno anche chiesto la nullità del decreto di differimento dei colloqui tra i due imputati e il loro difensore oltre alla richiesta di inserire nel fascicolo alcune analisi del Ris perché atto irripetibile.

Hanno puntato, poi, sull'inutilizzabilità di vari atti, compreso il rilevamento di quella macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sulla Seat Arosa di Olindo. Obiettivo principale, poi, è smontare la testimonianza di Frigerio, il quale, inizialmente, aveva parlato di una persona "con la carnagione olivastra" per poi identificare senza tentennamenti Olindo Romano come colui che lo aggredì sul pianerottolo, al primo piano della corte di via Diaz.

Rosa e Olindo mano nella mano
Olindo Romano e Rosa Bazzi, nella gabbia della corte d'assise del tribunale di Como, hanno assistito al processo a loro carico stringendosi ininterrottamente le mani. I due imputati, nella pausa dell'udienza, hanno parlato tra di loro, apparendo tranquilli. Sempre durante la pausa dell'udienza, Carlo Castagna si è avvicinato ad Azouz Marzouk e gli ha stretto la mano.

Carlo Castagna: "Chiedo giustizia"
"Sono qui perché i miei cari abbiano giustizia". E' quanto ha detto Carlo Castagna, in una pausa del processo. Castagna, che ha sempre usato parole di perdono verso i responsabili della strage, si è presentato in aula con i figli Pietro e Giuseppe.

L'anziano ha cercato di scambiare qualche parola con il cognato Azouz che, essendo detenuto, non può parlare con nessuno se non con il proprio difensore. Fra i due solo una breve stretta di mano. "Il perdono cristiano l'ho trovato perché si alimenta cristianamente, ma io mi alimento anche di giustizia". La famiglia Castagna spera che dalla Corte giunga una "netta sentenza di condanna. Sono i miei cari a chiedere sia fatta giustizia. Loro mi danno la forza per andare avanti", ha ripetuto ancora una volta l'uomo



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Erba,via dall'aula dopo dichiarazione
"Per me non è facile essere qui con tutto quello che abbiamo subito, sia prima che dopo". Cominciano così le dichiarazioni spontanee di Rosa Bazzi al processo per la strage di Erba. "Loro - ha detto riferendosi ai carabinieri - dicevano che avevano molte prove contro di noi. Ho cercato di spiegarmi, ma non mi ascoltavano. Io e l'Olindo non siamo mai saliti, non abbiamo mai fatto niente". Dopo la breve dichiarazione i due hanno abbandonato l'aula.



Angela Rosa Bazzi sale sul banco degli imputati ma non si sottopone al contraddittorio con il pm. Si limita a una breve dichiarazione spontanea per ribadire l'innocenza sua e del marito Olindo Romano. Parla per una decina di minuti tra i singhiozzi. Quando finisce chiede che non venga separata dal marito. Subito dopo prende la parola l'avvocato difensore Enzo Pacia per annunciare che i due imputati hanno deciso di non seguire l'udienza. Olindo e Rosa vengono riportati in carcere.

"Olindo per me è tutto"
Rosa Bazzi, durante le sue dichiarazioni spontanee di fronte alla Corte d'assise di Como, ha riproposto la tesi anticipata nelle precedenti udienze dal marito, secondo la quale la loro confessione, poi ritrattata, sarebbe stata indotta dalle pressioni dei carabinieri e in particolare dalla minaccia di separarli. "Ci hanno detto che se non dicevo quello che dovevo dire - ha dichiarato l'imputata in lacrime - non vedevo più Olindo. Per me Olindo è tutto".

"Quando lei urlava o il piccolo piangeva - ha continuato Rosa riferendosi a Raffaella Castagna e al figlio Youssef - noi chiamavamo i carabinieri o il padre. Non avevamo così tanto odio per farle del male".

"Io ho detto ai carabinieri: 'Ditemi cosa devo dire e io lo dico', però non portatemi via Olindo". Al termine delle dichiarazioni spontanee dell'imputata, durate in tutto 11 minuti.

La registrazione delle confessioni
"Lo avete visto tutti, la signora Rosa è psicologicamente molto provata. Per lei parlare questa mattina è stato difficilissimo. Non poteva rimanere ulteriormente in aula a riascoltare le registrazioni di quando confessò quello che non ha fatto". A spiegare il motivo per cui i coniugi Romano subito dopo le dichiarazioni sponteanee di Rosa Bazzi, hanno deciso di abbondonare l'aula è stata l'avvocatessa Luisa Bordeaux. L'udienza è proseguita con l'ascolto delle registrazioni fatte in carcere il 10 gennaio dello scorso anno, giorno in cui Olindo e Rosa decisero di confessare.

La prima era quella di Olindo subito dopo l'arrivo dei magistrati che lui stesso aveva convocato. Lo si sente dire che vuole raccontare la verità, ma è anche molto combattuto e vorrebbe prima confrontarsi con la moglie. Poi riferisce di averli convocati solo perché voleva chiedere loro di incontrare Rosetta. Mentre era in corso questo colloquio, in un'altra stanza, la moglie, non sapendo di essere intercettata, si rivolge ad una agente della polizia carceraria: "Fate sapere a mio marito che mi assumo io tutte le responsabilità perché lui non c'entra nulla".

La terza regisrazione fatta ascoltare in aula è quella in cui la donna si assume la paternità della strage, seppure con alcune contraddizioni, fino al momento in cui compaiono sulla scena del crimine i coniugi Frigerio. Anche qui inizialmente dice di essere stata solo lei a colpirli entrambi e di aver dato fuoco all'appartamento di Raffaella, salvo poi correggere il tiro. Rievoca in quella registrazione quando, a suoi dire, Azouz l'avrebbe ripetutamente minacciata di violentarla. Poi ha descritto come avrebbe ucciso il piccolo Youssuf.




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Erba,probabile perizia per Rosa
Legali della donna avanzano richiesta

Una perizia psichiatrica per dimostrare quanto Rosa Bazzi, imputata con il marito Olindo Romano al processo per la strage di Erba, sia "psicologicamente fragile" . La richiesta è stata avanzata dalla sua avvocatessa Luisa Bordeaux: "L'avete vista tutti in aula. La sua non era finzione. E' vera disperazione". La perizia potrebbe dimostrare le attuali condizioni dell'imputata, ma avrebbe scarso valore al fine del giudizio.

I due coniugi dovrebbero tornare in aula già lunedì prossimo per quella che sarà l'undicesima udienza nel corso della quale il Pubblico ministero Massimo Astori proporrà le ultime registrazioni relative agli interrogatori in cui marito e moglie confessarono di essere gli autori del massacro di via Diaz. Si tratta, in questo caso, delle registrazioni fatte
quando Olindo e Rosa confermarono davanti al Gip Nicoletta Cremona quanto dichiarato due giorni prima al pool di magistrati.

Quella della perizia psichiatrica è vista dalla pubblica accusa e dalle parti civili come una ultima spiaggia per la difesa, soprattutto dopo la valanga di prove che finora ha travolto i coniugi di Erba accusati di aver massacrato tre donne e un bambino, riducendo in fin di vita Mario Frigerio, diventato supertestimone oculare e che senza esitazione ha indicato proprio in Olindo colui che quella sera tentò di sgozzarlo. Su questa testimonianza le difese avevano annunciato battaglia nella convinzione di riuscire a smontarla. Inoltre gli avvocati che assistono i coniugi Romano tentano ora di convincere la giuria popolare e togata che le confessioni furono "psicologicamente estorte" attraverso il paventato distacco definitivo nel tempo di marito e moglie che hanno sempre dimostrato grande simbiosi fra loro.

Tuttavia sono proprio i dettagli delle loro confessioni che sembrano smontare la tesi del "ci siamo inventati tutto basandoci su quanto riportato dalla stampa". Se, infatti, durante l'interrogatorio, Olindo viene informato che Frigerio lo ha riconosciuto, non gli viene però indicata la dinamica dell'aggressione come raccontata dal testimone. Dinamica che, al contrario, Olindo racconta dettagliatamente e coincidente con quella di Frigerio. Vi sono altri dettagli, in quelle confessioni, che potevano essere raccontati solo da chi entrò nell'appartamento di Raffaella Castagna, come ad esempio il tipo di accendino usato per appiccare il fuoco: Rosetta indica un accendino usa e getta arancione. Olindo specifica che era " trasparente, che si vede dentro il liquido".

Proprio come quello trovato sul luogo della strage. Anche da un più attento esame delle apparenti contraddizioni e imperfezioni che sembrano emergere dalle prime versioni confessorie (quelle in cui ognuno dei due coniugi si assumeva in toto la responsabilità dell'evento delittuoso), sembra di capire che quelle incongruenze emergono solo laddove ognuno dei due coniugi si trova a dover spiegare ai magistrati dettagli riferiti ad azioni compiute dall'altro. Sono, invece, del tutto coincidenti con le risultanze autoptiche, ad esempio, le dinamiche della mattanza e i dettagli su come furono aggredite e colpite le vittime: Olindo non sa essere preciso su Valeria Cherubini, mentre sua moglie spiega, fra l'altro, di averla colpita anche ad una coscia indicandone quale e il punto. Così come quando descrive lo sgozzamento del piccolo Youssuf, del quale Rosa si assume la responsabilità, non si scontra con la dinamica emersa dalle autopsie. Dettagli che, al momento della confessione non erano mai stati riferiti con precisione dagli organi di informazione.



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Erba, Rosa:"Azouz mi ha violentato"
"Era cotto di me, mi strappò la maglia"

Rosa Bazzi ha ripercorso in aula la presunta violenza sessuale subita da Azouz Marzouk. "Era un martedì mattina - racconta la donna - è entrato alle 9, non l'ho sentito, ho visto un'ombra". Riconobbe Azouz e gli disse di uscire. "Mi ha detto che era cotto di me. Ha cominciato a strapparmi la maglietta, una maglietta rossa. Ho cercato di difendermi, ma mi ha sbattuto sul divano e ha fatto quello che doveva fare". Azouz l'ha querelata per calunnia.


Le dichiarazioni registrate risalgono al 18 giugno dello scorso anno quando la donna raccontò di aver subito violenza sessuale da parte di Azouz Marzouk, padre e marito di due delle 4 vittime.

"Azouz - spiega - era cotto di me. Una mattina è arrivato con il suo furgone... l'ho sentito litigare con Raffaella. Sono uscita a stendere i panni. Lui era sugli scalini a fumare. Sono andata in lavanderia. Ho sentito dei rumori e pensato fosse mio marito. Invece era Marzouk. Mi sono sentita 'fredda', brandendo un vaso gli ho intimato di uscire. Tremavo dalla paura perché ero sola in casa. Lui mi ripeteva che mentre era in galera non faceva altro che pensare a me. Mentre gli dicevo di uscire, di pensare alla famiglia, mi sono voltata e lui mi ha afferrato. Ha cominciato a strapparmi la maglietta rosa che indossavo. Ho cercato di difendermi ma mi ha sbattuta sul divano dicendomi che ho un corpo più bello di quello di sua moglie".

In aula, Marzouk ascolta attentamente e non trattiene dei sorrisi ironici nel sentire il racconto. "Ad un certo punto - prosegue la deposizione di Rosa - mi ha strappato la gonna e le mutandine. Ho cercato di difendermi inutilmente, di lottare. Lui era sopra di me, sul divano, siamo caduti. A quel punto ho capito che era entrato in me. Mi diceva che era bellissimo, poi che avrebbe ucciso il mio Olindo per portarmi in Tunisia. Sono andata a lavarmi in doccia. E' arrivato mio marito. Non gli ho mai detto quello che è accaduto."

Rosa Bazzi sostiene quindi di non aver sporto denuncia "perché tanto i carabinieri non mi avrebbero dato retta". La replica di Azouz Marzouk arriva al termine della registrazione: "Non ho mai tradito la mia Raffaella e voglio anche aggiungere che quella 'bella signora' non è il mio tipo...", scrive su un foglio affidato al suo legale Roberto Tropenscovino che ne da lettura ai giornalisti.

L'udienza si era aperta con l'ascolto delle registrazioni relative agli interrogatori di convalida del fermo cui furono sottoposti i due coniugi davanti al gip Nicoletta Cremona. Interrogatori brevi in cui i due si limitano a confermare le confessioni già rese nei giorni precedenti. Protagonista assoluta ancora Rosa che si assume l'esclusiva paternità dell'omicidio del piccolo Youssef, "perché urlava e piangeva, mi faceva venire il mal di testa", e nega la premeditazione: "Volevo solo spaventare, non uccidere. Olindo non voleva. Ma io non ne potevo più con quel mio mal di testa insopportabile".

Rosa: "Il mio obiettivo era Azouz"
Per Rosa Bazzi l'obiettivo della spedizione punitiva dell'11 dicembre del 2006 era Azouz Marzouk, soprattutto dopo la presunta violenza sessuale che lei denunciò nell'interrogatorio del 6 giugno dell'anno scorso. Rosa lo disse nel colloquio che ebbe, su incarico dell'ex difensore, con il criminologo Massimo Picozzi. "Mi diceva che voleva fare sesso con me e con i suoi amici - raccontà la donna a Picozzi -. Dopo che era uscito di galera cominciò a battere ancora di più il ferro, dicendo che pensava sempre a me. Mi ero messo nella testa che io ero la causa di tutto, delle botte a Raffaella, allora cercavo di non parlare. Ero io che sbagliavo a parlare, a muovermi".

"Quando uccidevo vedevo lui"
Rosa, nella versione originaria poi ritrattata, disse che durante la strage vedeva Azouz che "sorrideva bello soddisfatto su Raffaella, sulla mamma, sul bambino". "Più pestavo, più mi sentivo sollevata, più forte - ha aggiunto -. Ogni volta che chiudo gli occhi vedo la scena della violenza. Voglio chiedere scusa a Olindo, perché gli ho rovinato la vita". Per Rosa "Raffaella era dentro una setta e voleva tirare dentro anche me. Mi aveva fatto la bambolina - ha concluso -. Abbiamo bruciato la casa per stare meglio".




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Marzouk ai domiciliari per droga
Erba, Olindo voleva cella matrimoniale

Il gip di Como, Luciano Storace, ha concesso gli arresti domiciliari ad Azouz Marzouk, marito e padre di due delle vittime della strage di Erba. Il tunisino era stato arrestato per spaccio di droga. Marzouk trascorrerà i domiciliari in un appartamento di Lecco, nei pressi dello studio del suo avvocato, Roberto Tropenscovino. Intanto, è emerso che Olindo Romano dopo l'arresto aveva chiesto di essere messo in una cella matrimoniale con Rosa Bazzi.

A svelare la richiesta di Olindo è stata la dottoressa Pisani, educatrice in servizio al carcere del "Bassone" che in questi mesi ha incontrato più volte il marito di Rosa Bazzi. "A suo tempo minimizzava l'accaduto, lo raccontava quasi con irruenza. Mi diceva che lo ritenevano il 'mostro di Erba' ma non ha mai smentito di esserlo", ha spiegato la donna in aula durante il processo aggiungendo che l'ex netturbino chiedeva spesso di poter avere una cella matrimoniale da dividere con la consorte.

"Ci siamo assunti entrambi la responsabilità ed è giusto che si paghi insieme - avrebbe detto il detenuto all'educatrice - La Costituzione si fonda anche sul matrimonio e la Legge deve tutelarlo. Non può divedere due coniugi che finiscono in carcere per lo stesso motivo".

Azouz Marzouk, marito e padre di due delle vittime della strage di Erba, potrà uscire dal carcere. Il Gip di Como gli ha infatti concesso gli arresti domicialiari. A darne notizia è stato il legale del tunisino, Roberto Tropenscovino, in una pausa del processo. Finito in manette il primo dicembre del 2007 per spaccio di droga con alcuni suoi parenti, il tunisino trascorrerà gli arresti domiciliari in un appartamento di Lecco nei pressi dello studio del suo avvocato.



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Azouz,patteggiamento con espulsione
Procura di Como su traffico di droga

Sì al patteggiamento con Marzouk, ma a due condizioni: pena superiore a quella proposta ed espulsione dal territorio italiano con accompagnamento coatto in aeroporto per il rimpatrio in Tunisia. Sarebbe questa la posizione della Procura di Como, leggendo il testo del parere contrario agli arresti domiciliari per Azouz, coinvolto nell'inchiesta sul traffico di droga. Nel caso il tunisino rifiutasse, andrebbe a processo, rischiando il carcere.

Il parere contrario agli arresti domiciliari è stato espresso dal sostituto procuratore Massimo Astori, titolare dell'inchiesta sul traffico di droga scoperto dalla Guardia di Finanza di Erba e che la notte del primo dicembre scorso portò in carcere non solo il 27enne tunisino vedovo della strage di Erba, ma anche diversi suoi parenti e amici.

Per Marzouk, che ha ottenuto dal gip Luciano Storaci, i domiciliari in un bilocale di via Trento a Lecco, si apre uno scenario difficile. Due le strade percorribili: scegliere le condizioni poste dal magistrato e chiudere subito con la sua permanenza in Italia, oppure farsi rinviare a giudizio con il rischio di vedersi infliggere una condanna più pesante, dovendo anche rinunciare ai benefici previsti dai riti alternativi come il patteggiamento e, comunque senza riuscire ad evitare l'espulsione.

Per ora i suoi avvocati, Roberto Tropenscovino e Ruggero Panzeri di Lecco stanno riflettendo sul da farsi e non hanno ancora dato una risposta.



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Strage Erba, chiesto trasferimento

La difesa: "Processo in altra sede"
Colpo di scena nel dibattimento per la strage di Erba. I difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno preannunciato un'istanza di trasferimento ad altra sede del processo. L'avvocato dei coniugi Romano, Enzo Pacia, ha spiegato che la decisione è stata presa in seguito al comportamento dei mass media locali che non garantiscono un processo equo con una "oltraggiosa campagna di stampa".


Il processo di Erba andrà comunque avanti in attesa della decisione della Corte di Cassazione chiamata a decidere sull'istanza di remissione. Il presidente della Corte d'Assise di Como Alessandro Bianchi ha deciso che dopo 15 udienze per "l'economia processuale e per garantire la ragionevole durata del processo è opportuno proseguire fino allafine dell'istruttoria dibattimentale".

La remissione di giudizio può essere chiesta dalla difesa nel caso in cui esistano "gravi situazioni locali (secondo Enzo Pacia una campagna denigratoria della televisione locale) tali da turbare losvolgimento del processo". La Corte di Cassazione sarà quindi chiamata a decidere sul trasferimento del processo ad altre sedi. La remissione di giudizio obbliga comunque il giudice a sospendere il processo prima dello svolgimento delle conclusioni e quindi impedisce di pronunciare la sentenza prima della decisione della Cassazione.



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Erba, Frigerio riconobbe Olindo
Processo rinviato al 28 maggio

Mario Frigerio, il sopravvissuto alla strage di Erba, quattro giorni dopo l'eccidio confermò di aver riconosciuto in Olindo Romano il suo aggressore. In tribunale a Como è stato fatto ascoltare l'audio del suo colloquio con il pm Pizzotti in cui si sente Frigerio affermare "è stato l'Olindo". Intanto, il processo è stato rinviato al 28 maggio in attesa che la Cassazione decida sul trasferimento del dibattimento ad altra sede chiesto dalla difesa.



Il colloquio era stato oggetto di una consulenza della difesa e di una perizia, ma la corte ha comunque deciso di farlo sentire in aula, anche perché i difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, sostengono che, in quel primo colloquio, Frigerio aveva dato indicazioni sull'aggressore diverse dalle caratteristiche somatiche di uno dei due accusati.

Se entro la fine di maggio la Suprema Corte non avrà deciso, ci sarà poi un ulteriore rinvio. Nella prossima udienza il pm Massimo Astori comincerà la sua requisitoria.

Castagna spiega lo scontro in aula con Olindo
Carlo Castagna, in una pausa dell'udienza del processo di Erba, si è assunto la responsabilità del duro scontro che, nelle scorse udienze, ha avuto in aula con Olindo Romano, imputato con la moglie Rosa Bazzi per la strage di Erba in cui Castagna ha perso la moglie, la figlia e il nipotino. ''Ho richiamato la sua attenzione con un colpo di tosse - ha detto - poi, con il labiale, gli ho detto: assassini''.

''Me ne assumo la responsabilità - ha proseguito - ma ero molto provato anche per le fotografie dell'autopsia che avevamo visto. E' stato un po' come se i miei cari me lo chiedessero''. Castagna si è inoltre rammaricato del fatto che il professor Carlo Torre, consulente della difesa, abbia trattato ''a pesci in faccia'' il consulente dell'accusa, Giovanni Scola. ''L'ha trattato come un maestro tratta uno scolaretto - ha concluso -. Esiste un'etica da rispettare, a me dispiacerebbe se il mio avvocato trattasse in questo modo un suo collega''. Sulla richiesta di una cella comune per i coniugi: ''Il carcere non può essere una suite - ha commentato - e mi auguro che stiano in celle separate''.



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Strage Erba, no a ricusazione corte
Cassazione boccia richiesta dei Romano
La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali di Rosa Bazzi e Olindo Romano, imputati della strage di Erba, per ottenere la ricusazione della corte d'Assise di Como la quale, stando alla richiesta, avrebbe già anticipato la sentenza di condanna dei coniugi. E' la seconda volta che la Cassazione respinge un ricorso sulla strage di Erba: a luglio era stata bocciata la richiesta di spostamento del processo.

Già a luglio era stata bocciata una richiesta simile, motivata dai coniugi Romano per l'esistenza di un clima ostile agli imputati, fomentato in particolare dalla tv locale comasca Espansione Tv. Con la ricusazione respinta, a questo punto, il processo potrà riprendere il 17 novembre con la fase finale: la requisitoria del pm Massimo Astori, le richieste delle parti civili e le arringhe dei difensori Pacia, Schembri e Bordeaux. La sentenza dovrebbe arrivare il 26 novembre.



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Striscia la notizia una volta c'aveva fatto una battuta
'Meglio l'erba del vicino che i vicini di erba'
Parole sante



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Strage Erba,pm chiederà ergastoli
Annuncio alla ripresa del processo
Dopo sette mesi di pausa e 17 udienze, con la requisitoria del pm Massimo Astori, riprende in Corte d'Assise a Como il processo per la strage di Erba. L'accusa, che ha già annunciato la richiesta di ergastolo, riassume quello che è emerso contro Olindo Romano e Rosa Bazzi, accusati dell'omicidio di Raffaella Castagna, Paola Galli, Valeria Cherubini e del piccolo Youssef. I due rispondono anche del tentato omicidio del testimone Mario Frigerio.


Gli imputati devono anche rispondere di incendio doloso e tentata distruzione di cadavere mediante incendio doloso. Non è esclusa una dichiarazione spontanea di Romano, mentre l'avvocato Roberto Tropenscovino dovrebbe rendere noti i contenuti della lettera scritta nel fine settimana da Azouz Marzouk per motivare lo sciopero della fame che sta attuando da due settimane nel carcere di Vigevano, contro l'espulsione dall'Italia come pena accessoria al patteggiamento a 13 mesi per droga. Espulsione che potrebbe scattare già il primo gennaio, non appena espiata la pena. In aula non è previsto l'arrivo di Mario Frigerio che, secondo quanto riferisce il suo legale di parte civile Manuel Gabrielli, "non sta molto bene", ma ci sarà il giorno della sentenza, forse il 26 di novembre.

Il pm: "Un altro viaggio nell'orrore"
"Un altro viaggio nell'orrore". E' iniziata così la requisitoria del pm di Como Massimo Astori pronto a chiedere la condanna all'ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Astori ripercorre "d'un fiato" quanto accaduto la notte del quadruplice omicidio "tappa per tappa fino a scrivere quella parola che è stata solo evocata finora: ergastolo". Non sa il pm quanto "una condanna peserà su quell'orrore", ma spiega che "ora è il momento del giudizio e della pacatezza". Astori ha già in mente la sua condanna: ergastolo.

L'accusa: "Atto feroce come non mai"
"Uno dei più feroci atti criminali che la storia ricordi nel nostro Paese", ha detto il pm di Como. Astori ha fatto una cruda contabilità dei colpi che uccisero Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, la madre della donna, Paola Galli, la loro vicina di casa, Valeria Cherubini, e ferirono gravemente il marito di quest'ultima, Mario Frigerio: 76 colpi dei quali 24 furono le sprangate e 52 le coltellate. L'ultima, nell'appartamento di Raffaelle Castagna, uccise Youssef, di poco più di due anni, e fu "vibrata alla gola senza pietà".

Le motivazione degli omicidi
Secondo la tesi della Procura, Olindo Romano e Rosa Bazzi avrebbero pianificato nell'arco di un anno il massacro pedinando ripetutamente Raffaella Castagna nei suoi spostamenti per recarsi al lavoro. Tutto sarebbe scaturito dalla minaccia di richiesta risarcimento danni per 3.500 euro per le lesioni che la moglie di Azouz Marzouk subì durante una delle solite liti con i coniugi del piano di sotto avvenuta la sera del 31 dicembre 2005. Il processo per quella lite avrebbe dovuto tenersi due giorni dopo la strage.

La ricostruzione del magistrato
La sera dell'11 dicembre 2006 i Romano dopo essersi procurati coltelli e spranghe e aver disattivato il contatore della corrente della vicina, sarebbero saliti compiendo l'eccidio, accanendosi su Paola Galli e Raffaella Castagna con decine di sprangate e coltellate. Rosa, come lei ammise nelle prime confessioni poi ritrattate come fece pure il marito, si sarebbe scagliata sul piccolo Youssef: "Piangeva così forte e mi faceva venire il mal di testa", disse al gip Nicoletta Cremona. Poi diedero fuoco all'appartamento. Tutto questo pianificato e premeditato. Nell'uscire pero' l'elemento imprevisto: i coniugi Frigerio, attirati dalle urla e dal fumo causato dall'incendio, erano scesi per vedere cosa stesse accadendo. Sempre secondo le confessioni ritrattate, Olindo Romano si scagliò su Mario Frigerio sgozzandolo, Rosa Bazzi rincorse Valeria fino alla mansarda superiore massacrandola a coltellate e sprangate. Quindi tornarono nella loro lavanderia, arrotolarono gli abiti e i guanti indossati in un grosso tappeto che caricarono in auto. Si allontanarono da Erba, andarono in un lavatoio non distante per lavarsi del sangue, raggiunsero il Mc Donald's di Como per crearsi l'albi poi crollato sotto il peso di un misero scontrino. Durante il tragitto gettarono in tre diversi cassonetti, armi e abiti sicuri che sarebbero finiti già all'alba nel forno inceneritore de "La Guzza" di Como.



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Erba,Olindo:"Condannati ma insieme"
Dopo la richiesta dell'ergastolo
Quello che più spaventa non è una lunga condanna ma la possibilità di non vedersi più. Dopo la richiesta del pm (ergastolo e isolamento diurno per tre anni), la coppia accusata della strage di Erba è terrorizzata dall'idea di essere separata. "Non importa come andrà a finire, purché non ci dividano. Basta solo che non ci diano pene diverse, sennò se qualcuno esce prima che fa senza l'altro?", ripete da giorni Olindo.

I due si incontrano ogni giovedì. Rinunciare a questo appuntamento, racconta il "Corriere della Sera", sarebbe più doloroso di una lunga pena. Con i suoi legali, Olindo aveva parlato della possibilità di avere una cella per due. L'ipotesi è stata abbandonata ma rimane sempre la speranza di poter incontrarsi una volta la settimana. Entrambi vivono aspettando questo momento.

Peggio per la coppia sarebbe il trasferimento in due istituti di pena differenti, un pensiero che li turba profondamente. Le giornate sono scandite, per lui, dalle lettere che scrive per la moglie e dai ritagli presi dalle riviste che incolla sulla sua Bibbia. Per lei, il tempo passa cucendo bamboline di pezza assieme ai volontari del carcere.

Olindo riceve 100 euro dal fratello e dalla madre, che non hanno mai chiesto di vederlo. Metà della somma la spende per le sigarette, l'altra metà la regala alla moglie.



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Guardate io potrò risultare spietata!! Ma a me questi due non commuovono per niente!! Non mi sembra giusto che le debbano avere vinte!! Nenahce fosse stare insieme..per me dovrebbero andare uno a polo nord e uno a polo sud!!



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si hai ragione



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"Non ho confessato, ho recitato"
Olindo spiega perizia psichiatrica
Sotto inchiesta con la moglie Rosa Bazzi per la strage di Erba, in cui morirono quattro persone e una quinta rimase gravemente ferita, Olindo Romano ha reso alcune brevi dichiarazioni spontanee. In particolare ha affermato che, nella videointervista con il criminologo Massimo Picozzi, su richiesta dell'ex difensore, ai fini di una perizia psichiatrica, si "immedesimò nel personaggio". Il processo riprende lunedì con la parola ai difensori.


Le dichiarazioni spontanee di Olindo hanno deluso chi si attendeva delle rivelazioni sensazionali. Romano, in pochi minuti, ha precisato di voler colmare alcune sue lacune nei ricordi. Ha detto di aver acconsentito alla videointervista effettuata dal criminologo Massimo Picozzi, in vista di una perizia psichiatrica, perché gli era stato assicurato che in nessun modo quel filmato sarebbe stato diffuso.

In merito ai colloqui con gli psichiatri del carcere ha detto che solo con un di questi parlò della strage di Erba, con gli altri "solo della terapia". A proposito dei pizzini annotati sulla Bibbia, Olindo ha detto che "per tutti ero il mostro di Erba, è vero alcune cose le ho scritte con una punta di rabbia, ma non voleva essere una rivendicazione". Di rivendicazioni aveva parlato il pm Massimo Astori nella sua requisitoria di martedì.



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"Rosa e Olindo rimangano soli"
Strage Erba, lo chiede Mario Frigerio
"Rosa Bazzi e Olindo Romano rimangano soli con i loro incubi. Noi vogliamo che vengano condannati al carcere a vita e che non possano più incontrarsi, neppure per pochi minuti". E' il messaggio di una lettera, dura e piena di sdegno, agli organi di stampa di Mario Frigerio, il superstite della strage di Erba, che la sera dell'11 dicembre 2006 rischiò di morire e che perse la moglie, Valeria Cherubini.

Nella lettera, Frigerio e con lui i figli Elena e Andrea esprimono la rabbia e l'indignazione contro i due imputati, ''i loro odiosi sorrisi'' e contro la strategia difensiva ritenuta ''moralmente inaccettabile''. La lettera, scritta a mano, spiega che solo la pena dell'ergastolo ''potra' far loro comprendere la gravità delle loro colpe. Nonché il dolore che si prova a non poter più vedere e riabbracciare una persona cara''.


''Rosa e Olindo, scrivono i Frigerio, ''hanno distrutto la nostra famiglia, il nostro mondo e vogliamo che ora gli venga tolto il loro, la loro casa, i loro beni''. La famiglia Frigerio spiega di non voler chiedere nulla a nessuno, né di essere interessata al denaro: ''Abbiamo diritto a ottenere che la vita carceraria degli imputati non possa essere alleviata da disponibilità economiche o dal pensiero di poter conservare il loro patrimonio''. E conclude ''Non possiamo perdonarli''.



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